Farindola

La storia del paese


La sua posizione arroccata su di un colle, le porte d’ingresso, i percorsi tra le case con gli antichi forni, le caratteristiche scalette che attraversano il suo centro storico, testimoniano l’origine medievale di questo centro rurale posto alle falde orientali del Gran Sasso d’Italia.

Nella seconda metà del XVI secolo, dal sacerdote domenicano Serafino Razzi, che addirittura fa risalire le origini del nome alle numerose fiere presenti nei boschi così scrivendo: “… Farinola terra di circa 220 fuochi vogliono che deve dirsi Ferinola dalle fiere che abbondano attorno a lei nelle vicine selve come porci, cinghiali, lupi et orsi.

Tiene questa terra per insegna un core d’orso. Dicesi che in lei sono tre scuole: nella prima s’impara di fare alla lotta, nella seconda di suonare il corno e nella terza s’impara il modo di affrontare l’orso. Gli esercizi loro, oltre alla coltivazione delle proprie terre e campi, sono di lavorare madie et arche et altre si fatte cose avendo dalle vicine selve copie di faggi et altre sorte di legnami come aceri e simili”.Farindola
Da questa descrizione si capisce come i farindolesi, popolo di artigiani dedito all’agricoltura e alla pastorizia, nel corso dei secoli abbiano utilizzato il territorio e le sue risorse per il sostentamento quotidiano senza alterare gli equilibri naturali di questi ambienti di inestimabile valore che si sono conservati fino ai giorni nostri meritando l’attenzione, la tutela e la valorizzazione del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Ma le origine del suo nome risalgono al toponimo longobardo “fara” il quale sta ad indicare un raggruppamento di più persone. Farindola seguì sempre le vicende comuni alla zona i cui si trova: invasione e conquista di popoli venuti da fuori, inclusione nella Diocesi di Penne prima, e di Penne-Atri Dopo, e così via di seguito.

Durante il Rinascimento si trovò al centro della lotte fra la città de L’Aquila e di Penne, che ne reclamavano il possesso; ci sono, al proposito, documenti perfino dei Re di Napoli. Essendo un Castello di Penne, nel Cinquecento acquistò una certa notorietà, in quanto con concessione di Carlo V entrò a far parte dei possessi di Margarita d’Austria, figlia del suddetto Imperatore. Margarita ne fu proprietaria dal 1539 fino alla sua morte nel 1586.

Penne e i suoi Castelli, Farindola e Montebello, passarono quindi ai successori, i Duchi Farnese di Parma e Piacenza, i quali ne ebbero il dominio fino al 1731, cioè fino a quando la Casata non si estinse. In seguito alla morte del Duca Antonio Farnese, lo Stato Farnesiano d’Abruzzo finì nelle mani del Re di Napoli.